Descrizione
La chiesa di San Gemiliano sorge in aperta campagna, a Nord dell’abitato di Sestu, da cui dista cinque chilometri circa.
Costruita in cantoni di arenaria tufacea nella seconda metà del XIII secolo, apparteneva al villaggio scomparso di Sussua. La pianta di questa chiesa è costituita da un’aula rettangolare composta da due navate affiancate, munite di separati ingressi e distinte absidi; le navate sono separate da archi su pilastri e coperte da volte a botte impostate da archi trasversali. Dalle tecniche costruttive la chiesa inquadrabile nel genere del romanico francese importato in Sardegna dai monaci vittoriani di Marsiglia.
La chiesa di San Gemiliano si differenzia dalle altre simili edificate nel meridione dell’isola, ad esempio San Platano di Villaspeciosa e Santa Maria di Sibiola in territorio di Serdiana, sulle quali si basarono probabilmente i costruttori della nostra, per l’inversione dei rapporti di larghezza delle navate e di ampiezza delle rispettive absidi. Infatti a San Gemiliano è maggiore la navata a settentrione, mentre nelle altre chiese vittorine la navata più ampia è quella meridionale. Vivace e pittorico è il gusto dell’ornato espresso in questa chiesa il che fa ritenere che a edificarla siano state delle maestranze arabe. Nel secolo XVII alla chiesa venne aggiunto un portico a giorno diviso in tre navate; sul fianco sinistro venne aggiunta la sacrestia e l’alloggio per l’eremitano, ossia il guardiano della stessa.
Nel XVIII secolo alla chiesa era annessa un’azienda, amministrata dagli ecclesiastici, che comprendeva numeroso bestiame bovino, ovino e caprino, nonché vaste estensioni di terre, sia coltivate a cereali che incolte, per il pascolo del bestiame. Questo patrimonio scomparve a seguito della legge sulla soppressione degli ordini religiosi emanata nel 1866.
Autore: Franco Secci